Il 90 per cento dei 730 sono inviati dai Centri di assistenza fiscale. “Siamo il riferimento della quasi totalità di lavoratori e pensionati, ai quali offriamo assistenza e tutela” affermano i coordinatori della Consulta nazionale Bagnoli e Soldini
Sono 20 milioni le dichiarazioni dei redditi degli italiani nel 2017 (riferite all’anno 2016) effettuate attraverso il modello 730. Una parte di queste, quasi 2,3 milioni, sono state inviate online direttamente dai contribuenti. I dati sono frutto di una prima proiezione a cura della Consulta nazionale dei Caf, sulle statistiche ufficiali del sito dell’Agenzia delle entrate, che fotografa la condizione reale del sistema fiscale del Paese.
Tra qualche settimana - terminata la maratona di compilazioni che ha portato nelle sedi dei Centri di assistenza fiscale oltre 17 milioni di cittadini, che hanno delegato gli stessi Caf a scaricare 16 milioni di dichiarazioni precompilate - una verifica puntuale porterà gli esperti della Consulta nazionale ad analizzare la composizione delle fasce di reddito e le diversità delle realtà economiche regionali. Il dato odierno conferma la posizione espressa dai rappresentanti della Consulta nazionale dei Caf, durante l’audizione presso la Commissione parlamentare per la semplificazione.
“Progressivamente, la ‘dichiarazione precompilata’ migliorerà ancora e renderà fruibile anche il servizio online a un numero maggiore di contribuenti” si legge nella relazione presentata dai coordinatori della Consulta, Massimo Bagnoli e Mauro Soldini: “Essa è diventata un elemento di supporto e di raffronto per l’attività di assistenza del Caf al contribuente e, specularmente, un banco di prova per la qualità dei dati inviati dai diversi soggetti chiamati ad alimentare il sistema (come banche, assicurazioni, settore della sanità)”.
È chiaro che i positivi risultati dei primi tre anni di sperimentazione della dichiarazione dei redditi precompilata - il 60 per cento (11,2 milioni) nel 2015, il 75 (14,5 milioni) nel 2016 e l’80 (16 milioni) nel 2017 - non si sarebbero potuti realizzare senza l’attività svolta in modo professionale e capillarmente su tutto il territorio nazionale dagli oltre 20 mila dipendenti qualificati che operano nelle strutture dei Centri di assistenza fiscale.
È grazie a loro se, con nove modelli 730 su dieci, inviati ogni anno, i Caf “sono il riferimento della quasi totalità dei lavoratori e dei pensionati italiani, ai quali offrono assistenza e tutela” affermano ancora Bagnoli e Soldini. Il disegno complessivo della riforma fiscale puntava a ottenere, attraverso le dichiarazioni precompilate, un numero sempre maggiore di dichiarazioni online, confidando sulla facilità nella compilazione: “Anche quest’anno – aggiungono – il dato reale non supera i 2,3 milioni, con un incremento rispetto allo scorso anno (circa 400 mila dichiarazioni), ma ancora distante dalle previsioni iniziali del governo per il triennio che si è appena concluso, nonostante lo sforzo eccezionale profuso dall’amministrazione fiscale”.
Questo risultato deve far riflettere il Parlamento e l’amministrazione finanziaria rispetto al ruolo che intende affidare ai Caf. “Pensare al superamento dell’intermediazione nel rapporto tra Stato e cittadino, affidata oggi a un interlocutore credibile e affidabile, si dimostra sempre più velleitario e costoso” concludono i coordinatori della Consulta, Massimo Bagnoli e Mauro Soldini: “Costoso per il singolo, perché attraverso un seppur contenuto aumento delle tariffe del servizio, ai Caf si prospetta uno scenario difficilissimo: non possono pareggiare il taglio inspiegabile operato dalla legge di Stabilità 2016, con una decurtazione che nell’arco di un triennio raggiungerà i 100 milioni di euro (pari a oltre un terzo di quanto assicurato loro per l’attività solo nel 2015). Costoso per la collettività, perché non viene colto il valore positivo che i Caf trasferiscono allo Stato con la loro mediazione. Valore costruito sulla fiducia perché basato sulla vicinanza e sulla tutela”.
Le semplificazioni possibili nel settore fiscale devono sempre prevedere che, alla fine, è il cittadino che sceglie la modalità di adempimento ai suoi doveri contributivi, e la sua volontà va rispettata. Il numero delle dichiarazioni raccolte nei Centri di assistenza fiscale lo dimostra ancora una volta.