Anche nel 2018 si conferma l'importanza del servizio fornito dai Centri di assistenza fiscale. "Un dato ormai strutturale", dicono i coordinatori della Consulta nazionale Bagnoli e Soldini, che "migliora l'immagine della pubblica amministrazione"
Scade lunedì 23 luglio la presentazione della dichiarazione dei redditi (modello 730) e il lavoro nei Centri di assistenza fiscale (Caf) sta volgendo al termine. Gli appuntamenti previsti con i contribuenti per la raccolta delle dichiarazioni continuano in modo serrato ma ordinato. Nel 2017 furono 17.624.556 le dichiarazioni raccolte dai Caf: anche nel 2018 il dato non sembra discostarsi di molto, nonostante un leggero aumento delle dichiarazioni online (2.700.000, 400 mila mila in più rispetto all'anno precedente). “Su quasi 20 milioni di contribuenti - dichiarano Massimo Bagnoli e Mauro Soldini, coordinatori della Consulta nazionale dei Caf - l’86 per cento, pari a circa 17.200.000, anche nel 2018 si rivolge ai Centri. Siamo oramai di fronte a un dato strutturale e non modificabile nella sostanza. La dichiarazione online, dopo quattro anni di sperimentazione, segnala un limite di fondo: il cittadino vuole garantire sia a se stesso sia allo Stato la massima correttezza, quindi preferisce farsi assistere anche solo per avere una conferma della veridicità della propria dichiarazione”.
Il dato rilevante è proprio il mantenimento del numero dei 730 (precompilati e ordinari) raccolti dai Caf anche in questa stagione fiscale. Oramai la relazione tra cittadino e Centri, dopo 25 anni di presenza capillare in tutto il Paese, è stabile. “Il livello del nostro servizio, con 20 mila dipendenti aggiornati e professionali, consente di mantenere funzionante e poco costoso il modello italiano di gestione del sistema fiscale che, lo ricordiamo ancora una volta, è tra i migliori al mondo (ovviamente il riferimento è al modello di gestione delle dichiarazioni dei redditi relative ai pensionati e ai dipendenti)", affermano Bagnoli e Soldini: "Questa osmosi tra pubblico e privato consente allo Stato di contare su di un sistema Caf che con il visto di conformità si assume la responsabilità della veridicità della dichiarazione, e con una presenza capillare e strutturata è in grado di offrire informazioni e soprattutto assistenza nella raccolta dei modelli 730 in tutti i comuni italiani, con un costo non paragonabile a quello occorrente allo Stato se assolvesse allo stesso compito". I due coordinatori della Consulta sottolineano anche che "con questo spirito di servizio, sviluppato e rivolto alla tutela del cittadino, il sistema dei Caf concorre a migliorare esponenzialmente l’immagine complessiva della pubblica amministrazione”.
Ma non sul solo modello 730 hanno operato a oggi i Centri di assistenza fiscale. Fino al 30 giugno scorso, infatti, sono state 4.132.568 le famiglie italiane che sono entrate nei Caf per presentare la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) e ottenere così dall’Inps la certificazione Isee. Qui l’incremento sul 2017 è del 12,37 per cento, segno del valore dello strumento utilizzato per il Reddito d’inclusione, che apre la via al probabile reddito di cittadinanza. Questi risultati potrebbero portare a un'evoluzione del rapporto tra Stato e sistema dei Caf. “La nostra rimane una silenziosa ma costante volontà: quella di stabilire un nuovo patto con il ministero dell’Economia e delle finanze", concludono Massimo Bagnoli e Mauro Soldini, coordinatori della Consulta nazionale dei Caf: "Crediamo di poter rappresentare, con l’esempio indiscutibile dei nostri numeri, un soggetto organizzato e competente che sa e può affrontare sia l’evoluzione del tema fiscale sia l’attuazione dei servizi a favore del reddito delle famiglie italiane. Un grande consulente vicino ai cittadini. Nei fatti è ciò che siamo: potremmo esserlo anche nella forma, magari con la prossima legge di Bilancio”.